Mangiare fritti fa male al cuore?

Una recente meta-analisi ha scoperto che il consumo di cibi fritti è legato a un aumento del rischio di eventi cardiovascolari importanti, tra cui infarti e ictus.

L’analisi ha esaminato i risultati di 19 studi, 17 dei quali riguardavano eventi cardiovascolari maggiori e 6 indagavano tutte le forme di mortalità.

Gli autori hanno così scoperto che il rischio aumenta con ogni porzione settimanale supplementare di 4 once (114 grammi). I risultati dell’analisi appaiono sulla rivista Heart.

La ricerca è evidentemente molto importante, soprattutto nella nostra società. In generale, infatti, la dieta occidentale è ad alto contenuto di carni lavorate, grassi saturi, zuccheri raffinati e carboidrati, e basso contenuto di frutta, verdura, cereali integrali e frutti di mare. Questo tipo di dieta è considerato un fattore di rischio per l’obesità e il diabete di tipo 2.

Nella loro meta-analisi, i ricercatori hanno esaminato specificamente i cibi fritti, che sono prevalenti nella dieta occidentale, e come questi alimenti hanno un impatto sulla salute cardiovascolare.

Nella ricerca è stato ricordato come gli alimenti ricoperti di farina e fritti siano spesso ricchi di calorie. E, come sottolineano i ricercatori, hanno un buon sapore, che rende la sovralimentazione una tentazione. Inoltre, i cibi fritti, in particolare quelli dei fast-food, contengono spesso grassi trans, che aumentano i livelli di lipoproteine a bassa densità, o colesterolo “cattivo”, e riducono i livelli di utili lipoproteine ad alta densità, o colesterolo “buono”. Inoltre, sottolineano i ricercatori, la frittura aumenta la produzione di sottoprodotti chimici, che possono influenzare la risposta infiammatoria del corpo.

Gli scienziati avevano già associato il consumo di cibi fritti allo sviluppo di obesità, diabete di tipo 2, malattie coronariche e ipertensione. Tuttavia, le indagini sui legami tra il cibo fritto e le malattie cardiovascolari e la mortalità non avevano dato risultati coerenti, hanno osservato gli autori della presente analisi. Di conseguenza, hanno deciso di fornire prove definitive che i medici potrebbero utilizzare quando danno consigli dietetici.

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