Gli indici PMI (dove PMI è acronimo di Purchasing Manager Indexes, o Indici dei direttori degli acquisti) sono una parte dei principali indicatori macroeconomici seguiti da economisti, gestori e trader. Ma per quale motivo? E come sono realizzati?
In termini sintetici, gli indici PMI sono prodotti attraverso l’elaborazione delle risposte a questionari inviati ai responsabili degli acquisti di un ricco campione di aziende. Le indicazioni provenienti dai direttori degli acquisti vengono ritenuti particolarmente rilevanti, considerato che il proprio mestiere è proprio quello di provvedere ad acquistare materie prime, semilavorati e, in generale, tutto quanto necessario alle loro aziende per produrre.
Dunque, si tratta di una rilevazione ritenuta particolarmente affidabile, considerato che l’indagine viene effettuata proprio tra quegli operatori che dovrebbero tenere sotto controllo la situazione dei mercati presso i quali l’azienda si approvvigiona e dei mercati finali di vendita.
Per quanto attiene gli indici PMI più importanti, troviamo certamente l’Institute for Supply Management, che realizza indici negli Stati Uniti, e Markit Economics, che invece copre circa trenta tra Stati e aree economiche. Per quanto concerne proprio tale indice PMI, le risposte su cui viene calcolato l’indicatore concernono elementi di rilievo come nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne dei fornitori, scorte, assegnando a ciascun comparto un peso specifico, in modo tale da risultare in un indicatore che ha nel valore cinquanta la separazione tra una condizione di miglioramento (sopra cinquanta) e di peggioramento (sotto cinquanta) sul manifatturiero.
Esiste poi un altro particolare tipo di indice, chiamato PMI sul Non-Manufacturing ISM Report On Business, elaborato come sopra, con risposte riguardo a produzione, nuovi ordini, occupazione, consegne dei fornitori. Gli indici PMI realizzati e pubblicati da Markit Economics hanno sostanzialmente la stessa metodologia.
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