Secondo quanto afferma una ricerca condotta da Teodor Postolache, professore e psichiatra all’Università del Maryland, potrebbe esserci una correlazione tra i suicidi e l’allergia al polline. In particolare, la ricerca ha evidenziato che i suicidi avrebbero dei picchi stagionali proprio tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate rispetto ad altri periodi dell’anno.
Di qui, su un articolo recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Research, il ricercatore sostiene che l’incremento del polline dell’aria comporta un aumento del rischio di suicidio nelle donne, con particolare riferimento alla città di Tokyo, in Giappone. Christopher Lowry, professore di fisiologica integrativa a Denver, si dice convinto che la deduzione di cui sopra potrebbe indicare un legame tra la rinite allergia e la salute mentale.
Per arrivare a tale conclusione, lo studio ha analizzato l’associazione tra il livello di concentrazione del polline nell’aria e i suicidi a Tokyo tra il 2001 e il 2011. Ebbene, sull’analisi incrociata delle statistiche è emerso – soprattutto nelle donne – che i suicidi sono connessi con l’aumento dei sintomi allergici, l’aggressività e con i disturbi emotivi.
Per lo studioso, ancora, vi sarebbero differenti modi per cui una grave reazione agli allergeni condotti dall’aria possa poi spingere una persona al suicidio. Su tutte, però, la ricerca sembra poter puntare su una determinante: quando un granello di polline entra in contatto con le cellule immunitarie del naso, le cellule rilasciano le citochine, molecole che le stesse cellule utilizzano per comunicare l’una con l’altra. Gli studiosi ritengono che le citochine utilizzano il naso per entrare nel cervello e in questo modo potrebbero interferire con le sue componenti chimiche, spostando in particolar modo l’equilibrio dalle sostanze piacevoli a quelle tossiche, che possono condurre ad ansia e a comportamenti impulsivi. Inoltre, oltre al naso le citochine potrebbero influenzare il cervello anche mediante i nervi.
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