Petrolio più debole dopo la tempesta americana

L’apertura di settimana è stata all’insegna della debolezza per il petrolio, dopo che il nuovo test nucleare da parte della Corea del Nord ha turbato la serenità (apparente) dei mercati finanziari. In aggiunta a ciò, si iniziano a contare i pesanti della tempesta Harvey sul settore petrolifero USA e si scommette sul possibile riallineamento dei prezzi fra petrolio e carburanti.

La tempesta Harvey ha infatti avuto il prevedibile effetto di ridurre la domanda di greggio e di far aumentare il rischio di carenze di carburanti. In particolare, le prime stime a stelle e strisce manifestano che la tempesta ha provocato danni per una quota fra il 20 per cento e il 25 per cento delle raffinerie texane, con conseguenza abbastanza tangibili, ma non drammatiche: per il ripristino degli impianti, pur nelle migliori condizioni, potrebbero volerci anche oltre 2 settimane. Si stima inoltre che Harvey abbia provocato l’interruzione della capacità di raffinazione per almeno 4,4 milioni di barili giornalieri. Non a caso, ieri il governo USA ha attinto alle proprie riserve strategiche di greggio per la prima volta in cinque anni, muovendo 1 milione di barili verso una raffineria operativa nello stato della Louisiana al fine di sopperire alla riduzione di carburanti raffinati.

Per quanto concerne invece l’analisi del lato dell’offerta, l’adesione ai tagli OPEC (di agosto) è salita all’88 per cento rispetto all’83 per cento di luglio, con relativo calo dell’offerta OPEC globale dovuta sostanzialmente ai -120.000 barili al giorno esportati della Libia.

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